giovedì 16 gennaio 2014

L'INCONTRO



Nella mia vita ho avuto diversi incontri che mi hanno lasciato il segno.
L’incontro che più di ogni altro mi ha cambiato la vita è avvenuto quando avevo circa 24 anni. A quella età si sa ci si fanno tante paranoie: non sono bello come vorrei, non sono intelligente come vorrei, non ho la donna che vorrei, la vita che vorrei. Vivi in una situazione di infelicità assoluta. 
Iniziai a fare il servizio civile e mi capitò di dover accompagnare una ragazza disabile: andavo tutti i giorni a prenderla alla stazione, e l’accompagnavo all'università. Lei riusciva a malapena a parlare, non muoveva più le gambe, e poco le braccia. Aveva anche una mamma che da quanto appresi successivamente beveva. 
Nonostante avesse tutto per essere infelice era piena di vita, di gioia e apprezzava ogni cosa che incontrava nella vita. In 35 anni non ho mai incontrato una persona più felice di lei. Mi ricordo una scena in particolare. Un giorno decidemmo di non andare all'università e andammo in un parco a prendere un po’ il sole. Incontrammo dei ragazzi americani che giocavano a baseball: correvano su e giù come dei matti ed erano sudati marci. Io e questa ragazza iniziammo a ridere e non riuscivamo più a fermarci, ridemmo tutta la mattinata, prendendoli in giro per i loro movimenti a noi cosi strani e goffi. Non ho mai riso come quel giorno. Quel periodo di servizio civile è stato uno dei più belli della mia vita e mi ha insegnato che si può essere felici anche con poco.
Spesso penso che siamo noi gente normale, che abbiamo tutto, i veri disabili.